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Alluvione in Trentino

“Trento è un’isola! 18 morti nelle valli”. Così titolava il giornale “l’Adige” l’edizione di domenica 6 novembre 1966, due giorni dopo la sera del tragico evento.

Nell’occhiello specificava: “L’Adige ha tracimato a Roncafort ed ha invaso da nord la città – Una macchia nera e rossa penetra nelle strade: benzina e nafta dilagano – E’ aperto soltanto il collegamento con Verona – Dalla Valsugana notizie disastrose: pare sia la zona più colpita – Stato d’emergenza ovunque – E’ in atto l’opera di soccorso”.

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Erano già trascorse più di ventiquattro ore dal momento della tracimazione dell’Adige e solo allora si cominciava a fare un primo, sommario, bilancio sui danni e sulle vittime causate.

Immagini di automobili sommerse, gente in barca per le vie della città, la Torre Vanga che sembrava emergere dalle acque come in origine. Ecco talune immagini che corredano gli articoli dei giornali di quei giorni. Ma ancora più gravi e più impressionabili furono quelle che giungevano dalle valli: paesi sommersi non solo dall’acqua ma da pantano, terra e sassi, ponti e strade distrutti dall’irruenza vorticosa dei torrenti.

 

Ma cosa realmente accadde in quel tragico novembre 1966?

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Il precedente mese di ottobre era stato caratterizzato da una piovosità persistente e prolungata, anche se non di elevata intensità.

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A contribuire alle grandi ondate di piena, fu l’aumento della temperatura, che in quota, che fece sciogliere fino a 2500 m. le nevi abbondanti precedentemente cadute aumentando massicciamente le portate dei torrenti. Nell’agosto di quell’anno, si era verificata un’altra alluvione di notevoli dimensioni che aveva innestato vari fenomeni di erosione, di franamento e il deposito di notevoli quantità di materiale in alveo, modificando le condizioni si scorrimento.

 

L’alluvione di novembre si verificò a brevissima distanza e certamente aggravò alcune situazioni precarie provocate dalla piena dell’estate.

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